‘Fede e prosperità nella Repubblica fiorentina del secolo XIV’

Un articolo interessante edito dal periodico del Santuario L’Addolorata nel 1898 a firma di C. Pratesi, pp. 43-44, s’intitola La Vergine Annunziata dall’angelo e la Repubblica fiorentina. È il commento sugli effetti disastrosi che produce l’allontanamento da Dio di un popolo e di una nazione. Questo il testo.

“Il 17 marzo 1336-7 per solennizzare la sottomissione che la città d’Arezzo fece alla Repubblica fiorentina, la signoria, come atto d’allegrezza e come rendimenti di grazie all’Altissimo, deliberò di fare un’offerta straordinaria solenne dei suoi prigionieri, con quel vivo sentimento di fede che emerge dal proemio della provvigione:

Pro honore et reverentia Domini nostri Jhesu Christi et Beate Marie semper Virginis Matris sue et beati Johannis Baptiste omniunque sanctorum et sanctarum Dei et ut multis miserabilibus personis cum maxima paupertate et intollerabili indigentia in ipsius Comunis carceribus existentibus relaxationis et liberationis benefetio, maxime propter, prospera et felicia que de manibus Altissimi nuper accepta, super felici submissione facta Comuni et populo fiorentino de civitate comitatu et districtu Aretii et ut idem Altissimus civitatem Florentie in bono et pacifico statu manuteneat et conservet, et de bono in melius augmentet, etc.

(Per l’onore e la reverenza del Signore nostro Gesù Cristo e della beata Maria Santa Vergine madre sua e del beato Giovanni Battista, dei santi e delle sante di Dio e affinché molte miserabili persone che con la massima povertà e intollerabile indigenza si trovano nelle carceri dello stesso comune [abbiano] il beneficio del rilascio e della liberazione, soprattutto a causa della prosperità e della felicità, che recentemente ha ricevuto dalle mani dell’Altissimo, riguardo alla felice sottomissione fatta al comune e al popolo fiorentino della città, contado e distretto di Arezzo e affinché lo stesso Altissimo mantenga e conservi la città di Firenze in buono e pacifico stato, e aumenti di bene in meglio etc.).

La forma anche di quest’offerta non si allontanò dalle disposizioni dello statuto fiorentino; ma venne ordinato che avesse luogo il vigesimo quinto presentis mensis martii qua die celebratur festa Annuntiationis Beate Marie semper Virginis (il 25 del presente mese di marzo nel qual giorno si celebra la festa dell’Annunciazione della beata Maria Vergine); ciò che dimostra come all’atto pietoso verso i prigionieri, si associasse l’omaggio alla SS. Vergine Annunziata ...
Ed era anche un insegnamento che l’autorità civile dava al suo popolo, richiamandolo col pensiero al cielo in momenti di comune letizia, affinché esso non dimenticasse che la sua prosperità dipendeva dalla sua fede e dai voleri dell’Eterno. Dio si allontana da quel popolo che vive nell’indifferenza, nella schiavitù e nella corruzione; la vita di esso viene così a illanguidirsi ed il corpo sociale va presso al tramonto, mancandogli la ragione suprema dell’esistenza.
La Repubblica fiorentina non aveva dimenticato che il popolo romano fu più grande perché il più religioso; come aveva presente la sentenza di Polibio, il quale scrisse che il timore di Dio era la base di ogni legislazione e una necessità ad ogni popolo; pur rammentandosi che Numa, affinché Roma fosse la città eterna, ne fece la città santa; e quando Cesare manifestò in Senato alcuni dubbi sulla esistenza degli dei, Catone lo accusò di aver pronunziato parole funeste alla Repubblica.
La signoria di Firenze era troppo gelosa della sua fede, che la manifestava francamente in ogni atto del suo governo, ed il popolo la seguiva con espansione di cuore.
L’offerta per la sottomissione d’Arezzo, l’omaggio di questo atto alla Vergine Santa, ne è una prova eloquentissima”.

Raccolto da Paola Ircani Menichini, novembre-dicembre 2014 - 5 luglio 2024. Tutti i diritti riservati.

Così anche F. Dostojevskij ne I Fratelli Karamazov: “basta distruggere nell’uomo l’idea di Dio, e proprio da questo occorrerebbe cominciare!... dal momento che non esiste né Dio né l’immortalità, all’uomo nuovo è lecito diventare un uomo-dio, dovesse pure essere l’unico in tutto il mondo; e si capisce che, nel suo nuovo grado, gli è pur lecito, se appena gli occorre, scavalcare a cuor leggero ogni ostacolo della vecchia morale propria dell’uomo schiavo ... Tutto è permesso”.

(Tratto da Giovanni Ghiselli, http://giovannighiselli.blogspot.com/2023/01/polibio-iv-sulla-superstizione-dei.html).




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